lunedì 1 febbraio 2010

how much will I leave here?? part II

Dopo la partenza di Fabrizia, seguito della visita della famiglia in terra magiara, mi sono ritrovato a dover fare essenzialmente tre cose: fare i documenti necessari per il rientro, partecipare a qualche party, consumare il cibo che avanzato nella dispensa. Diciamo che a parte il programma di storia dell'arte, che anzichè in triplice copia ho ricevuto in unica copia, per il resto me la sono cavata parecchio bene in tutte e tre i compiti. I documenti sono stati emessi abbastanza rapidamente e senza troppe ore di fila, i party sono stati pianificati con in mezzo il giusto tempo per smaltire l'alcool, il cibo è stato liquidato con due teglie di lasagne alla bolognese, un casino di zuppe, spaghettate con vari tipi di sugo.
Per passare invece alla cronaca degli ultimi tre giorni, i quali sono stati francamente una specie di inferno, iniziamo dal fatto che si è organizzata l'ultima cena a base di lasagne e quindi vai di preparativi, con Lorena e Fabio alla spesa, io alla besciamella, Alfio al sugo e Diego alle vettovaglie. Dopo la cena, decisamente soddisfacente, un paio di giri di Shosholl (o come diavolo di scrive) siamo usciti destinazione Cirano, portandoci dietro anche i nuovi arrivati, qualcuno veramente simpatico. Rientro alle 5, doccia pre-viaggio, shuttle alle 9:40 e via verso l'aeroporto, con Alfio inaspettatamente sveglio a salutarmi. Da precisare che a Pécs splendeva il sole (per quanto possa splendere in Ungheria) e che sulle strade non c'era un filo di neve. Complice la serata e il mal di testa da hangover, in navetta ho fatto appena in tempo a levarmi il cappotto che mi sono addormentato come un sasso.
Al risveglio, pensavo di essere stato dirottato sulla transiberiana e di essere finito a Vladivostok: mi sono risvegliato nel bel mezzo di una bufera di neve a Budapest, con più di mezzo metro di coltre bianca sulle strade. -Cazzo- ho pensato -bel casino-. Arriviamo in aeroporto, scendo e inaspettatamente la bufera cala e in meno di un'oretta la neve cessa di cadere, e nonostante ciò, tutti i check_in erano ancora tutti chiusi con traffico aereo zero. Saltando per brevità i vari incontri e presentazioni, classica esperienza di chi viaggia da solo, verso le 16:20, già in ritardo di tre ore buone (il volo era alle 13:25) la situazione si è smossa un poco, con qualche compagnia che ha riperto gli sportelli, e sul tabellone appariva qualche "delayed" al posto di "closed". Tutto bene, quindi fino alla dannata comunicazione che ci ha messi al corrente del fatto che il volo per Treviso era stato cancellato. -Dannazione- mi dico -qui perdo anche il volo di domani- anche se in realtà ero abbastanza seccato più per la grigliata a casa di Elettra, compagna d'Erasmus, che mi stava aspettando a Padova quella sera. Da quel punto in poi, il delirio: con tale Alessandro, un gioielliere di Treviso, e Marco, uno studente italiano a Budapest per uno stage, ce le siamo pensate tutte, tra cui prendere il treno per Venezia (ma eravano già in ritardo, in quanto erano le 16:35 e il treno sarebbe partito alle 17:00), salire su un bus (ma erano tutti fermi causa strade da liberare dalla neve), affitare un'auto (decisamente troppo costoso, solo il drop-off veniva 500€), chiedere un passaggio a dei camionisti (che erano già pieni), alla fine cogliendo un suggerimento che parlava di Vienna e Venezia, ci siamo lanciati sul primo taxi per andare in stazione a Keleti-palyaudvar. Ci informiamo sul treno per Vienna: partenza alle 20:05 da Bp, arrivo alle 23:00; a quel punto penso:-Perfetto, se quello che ha detto quel tipo all'aeroporto è vero, il treno da Vienna parte alle 03:30 per Venezia, quindi dovrei arrivare verso le 8:30 a Venezia e non perdo il volo Ryanair per tornare a Cagliari da Treviso-. Ci informiamo quindi su tale treno, e qui la brutta sorpresa: il treno da Vienna per Venezia parte alle 10:00. Meglio un colpo di pistola in testa. Meglio essere assalito da un branco di cani randagi. Meglio finirci sotto, al treno. Sull'orlo dell'esaurimento nervoso, chiedo:-Any other option, any other combination to get in Venice before 10 o'clock in the A.M.?- -One moment- la tipa sparisce dietro il bancone, e vien fuori con il mano il foglio della speranza, dicendomi, in un inglese molto sgangherato:-You should take the train to Zurich at 19:05, pass through Wien, get off the train in Salzburg at 1:36; after, get on the train to Venice, you'll be there at 8:36.-. Quella che di solito si chiama la manna divina. Allora facciamo i biglietti e, dopo un pò di smarrimento, dovuto al fatto che le ferrovie ungheresi sono organizzate quanto i cannibali del Congo sono biondi, saliamo sul treno dove, un pò per volta, ci ritroviamo con gli stessi che avevamo lasciato, indecisi sul da farsi, in aeroporto. La compagnia quindi si è composta con io, Alessandro il gioielliere trevigiano, Francesca la giornalista siculomilanese, Diego e Arusha, studenti e fidanzati, lui italiano lei pakistana, e Leo, impiegato frustrato della Lavazza, padovano. Come si sa, mal comune mezzo gaudio, quindi con il morale non proprio alle stelle, ma neanche sotto i calcagni, ci mettiamo in viaggio in un clima generale abbastanza rilassato, direi quasi da reunion tra compagni delle medie, discorsi seri sul trapianto di organi e la clonazione, la laicità dello Stato, il mobbing, la disoccupazione e l'informazione intervallati da una quantità industriale di battute, minchiate e ilarità. Arriviamo al cambio di Salisburgo quindi senza aver chiuso occhio, con la consapevolezza di avere solamente 8' per scendere da un treno e salire sull'altro, ma sopratutto con la certezza, data la tempistica secondo la quale siamo passati attraverso i vari stop intermedi, che 8', in Austria, sono 480 dannati secondi, né 479, né 481, esattamente 480". Scendiamo quindi all'urlo di "Venice! Venice!" fiondandoci sul binario 11, quello che secondo un'indicazione sarebbe dovuto essere il treno giusto; saliamo e ci accorgiamo che in realtà quello è il treno per Praga. Nel terrore e la fretta più totali, durante la corsa per cercare il dannato treno per Venezia, inciampo sulla mia stessa valigia e guadagno la testa del gruppo dopo una decina di metri di scivolata sul petto dopo un fantastico tuffo frontale ad angelo, roba da Su Siccu e, comunque, d'altri tempi; alla fine, al 477", saliamo sul treno giusto, dove occupiamo abusivamente la cuccetta del capotreno, dato che le nostre erano state occupate o da coppiette o da maniaci austriaci. Finalmente sono riuscito a dormire, dopo aver sistemato i bagagli e alle 8:10, con un pò in ritardo dato che avevamo varcato il confine italiano, saluto tutti e con Alessandro sono sceso a Treviso, da cui poi mi sono fatto accompagnare in aeroporto in auto. Altro che Dante e Virgilio. A questo punto quindi, dopo essermi dato una sciaquata nei bagni dell'aeroporto, cambiato gli abiti, buttato nella spazzatura un chilo di mutande per eccedenza di peso nel bagaglio, un volo tutto sommato tranquillo, accoglienza all'aeroporto di mia cugina, l'unica a sapere che stessi arrivando, arrivo a casa di mia nonna, tra lo stupore generale di tutti, pianti materni, lumache e fregola, vino di Nandino e pardule fatte in casa.
Fine dell'Erasmus, roba da non dimenticare.

how much have I left there??

Eccoci qui in Sardegna, ON-AIR dalla mia stanzetta in quel di Assemini, con alle spalle un'esperienza se non altro dal duplice aspetto: da una parte l'esperienza didattica, che non ha sicuramente raggiunto le aspettative, con un mix di professori disponibili e professori menefreghisti (nei nostri confronti), sistemi a volte a mio parere inadatti, compagni di corso pietosi con qualche eccezione, soddisfazioni e delusioni; dall'altra l'esperienza umana, incredibile, che sicuramente ripeterei se potessi tornare indietro, amicizie, contatti, viaggi, rapporti, un barlume di indipendenza, con i pro e i contro del caso. Quello che dispiace è aver dovuto interrompere una delle due parti -la seconda, ovviamente- ma per quanto riguarda la prima, diciamo che non rimpiangerò mai più di aver studiato a Cagliari, dove si dimostra, tutto sommato, di andare avanti dignitosamente, sebbene con un pò di casino e ci si debba arrangiare alla buona ogni tanto.

lunedì 25 gennaio 2010

Il bianco domina...


Qua in Germania il bianco domina... Mai vista così tanta neve, che unita ai palazzi grigi/bianchi e al cielo grigio fa un bel tutt'uno. Alle volte non si capisce dove finiscono i tetti e comincia il cielo.. Sembra di essere dentro la STANZA DELLO SPIRITO E DEL TEMPO :) (citazione per chi conosce Dragon Ball)... Il freddo è pazzesco poi, per rendere l'idea posso dire che quando nevica sono contento, non per la neve in se, della quale non ne posso più, ma per il fatto che quando nevica fa caldo............ :)

DIDATTICA
La facoltà è molto diversa da quella di Cagliari, secondo il mio punto di vista è impostata molto su l'urbanistica, sull'arte e su l'architettura tecnica. Esami come statica e tecnica delle costruzioni qua non esistono.
Le classi sono di pochissimi studenti, e non perchè nessuno ci va, ma perchè qua c'è un numero impressinante di docenti.. Nel mio laboratorio ad esempio siamo in 25, ed è uno dei due più grandi. Ci sono pochissime materie che hanno un numero di studenti consistente.
Molto interessante è poi il fatto che qua ogni studente si scegli il laboratorio da seguire (tutti non solo gli erasmus). Ad inizio anno infatti, in un giorno preffissato, i docenti presentano a turno il proprio laboratorio di progettazione, e ogni studente, a seconda di quello che gli piace ne frequenta uno. In generale i piani di studio sono molto più liberi, e ogni studente si sceglie le materie da seguire.

foto (sculture in facoltà, fatte dagli studenti di un corso, con i Post-It..)

Comunque una cosa è certa, qua la facoltà è molto ricca economicamente.. Basti pensare al fatto che ci sono aule dedicate alla costruzione di plastici, con machinari professionali costosissimi, o ancora basti pensare al fatto che i docenti organizzano tantissime escursioni in giro per l'Europa, finaziate in gran parte dalla facoltà..

Passando al capitolo viaggi, purtoppo non siamo ancora riusiti ad andare dove vi avevo preannunciato, ma in compenso abbiamo visitato Stoccarda e Dresda, la prima con l'università, metre la seconda tra amici.
Se capitate in Germania i musei Porschee Mercedes di Stoccarda vi consiglio di non perderli, semplicemente fantastici, dalla composizione dei volumi ai materiali usati.

foto (museo Porsche)


foto (museo Mercedes)

Infine vi dico che anche per me questo sarà uno degli ultimi post, visto che ho deciso di rimanere solo sei mesi. Tornerò in Sardegna o a fine febbraio o a fine marzo. Semplicemente perchè qua non ci sono gli esami che vorrei dare.

Al prossimo post..

ps: Sono tornato da Stoccarda in Porsche.... :)

mercoledì 20 gennaio 2010

how much will I leave here?? part I

HERE WE ARE LADS! Questo potrebbe essere l'ultimo post estero (o perlomeno uno degli ultimi) scritti da questo ostello che tanto ci ha regalato, ma che adesso ha anche un pò iniziato a spaccare i maroni, in quanto manca veramente pochissimo alla partenza per tornare a casa. Ebbene, per cominciare, vorrei scusarmi con tutti gli assidui lettori del archierasmus_2010 blog, ma vi assicuro che c'è stato un tale carico di lavoro, sfiga, mazzi e c***i, che mi sono dovuto persino impegnare per cercare un attimo per svolgere le funzioni vitali base.
A partire dall'ultima memoria utile che ho, possiamo cominciare col relegare la cronaca del viaggio ad Amsterdam_NL a più specifico post, che verrà inserito tra qualche giorno. Dunque iniziamo col dire che mai il mio rapporto con la tecnologia è stato più travagliato di questo ultimo mesetto circa: infatti già prima di partire per Amsterdam ho avuto diciamo qualche problemuccio con l'hard-drive, che ha deciso di abbandonarmi nello sconforto e casino più totale più o meno una settimana fa. Va bene lo sconforto per la perdita di quello che alla fine è una parte dell'oggetto da cui dipende ogni dannato contatto con il mondo (ovvero il laptop) ma perchè casino, vi chiederete? Casino perchè esattamente una settimana fa, nel bel mezzo dell'ultima nottata bestiale di lavoro prima dell'esame di composizione, suddetto hard-drive ha deciso di entrare in coma irreversibile, non lasciandomi altra possibilità se non la strada della formattazione, seguita dalla strada della distruzione della camera, con tanto di sedie rovesciate, pugni alle porte, calci ai muri e comodino sfondato, seguita a sua volta dall'ubriachezza a al sonno della disperazione. Roba a cui comunque ci si era già fatti il callo.
Si è rimediato comunque con un'esposizione filosofica senza tavole, quindi basata sul niente, e con una presentazione avvenuta esattamente oggi, con tutto il lavoro duramente ridisegnato dal sottoscritto nell'ennesima ultima nottata di lavoro.
Consegnati anche il lavoro per l'esame di storia dell'arte e per l'esame di fisica tecnica, tra un pò vedremo come sono andati, e il lavoro per interior design.
A parte il mero elenco degli esami consegnati, durante l'ultimo mese il clichè è stato sistematicamente io, Fabrizia e Fabio a spaccarci il chiurlo lavorando mentre intorno un mazzo di gente in vacanza da almeno un mese e per un altro mese, le cui frasi più ricorrenti sono state "are you goin'out this evening" & "stop working!"; da qui il mio profondo odio verso ogni forma di vita presente in questo dannato primo piano del Boszi Kollegium.

domenica 13 dicembre 2009

Primi segni di vita dalla Tedeschia..

Con questo primo post entro anche io ufficialmente a far parte del blog.. La Germania è bellissima: birra a basso costo, paninari in ogni angolo delle città e donna a volontà.. A parte gli scherzi qua si sta davvero bene. Senza contare i primi giorni in cui la depressione regnava , ormai mi posso ritenere un tedesco doc, quasi quasi non soffro più neanche il freddo, che in pieno inverno però dovrebbe arrivare a -20.

La vita in Kassel corre veloce all’interno del campus, dove vivono la stragrande maggioranza degli studenti erasmus. Io ho un piccolo monolocale tutto per me dove posso cucinare e invitare chi voglio, niente a che vedere con le case dello studente di Cagliari..

I tedeschi sono davvero organizzati: mai una fila più lunga di 5 minuti, mai una complicazione, mai un disguido. Con la loro perfezione burocratica sono forse un po’ “noiosi” alle volte, ma sicuramente il tutto è molto comodo..

Qua nel campus regnano le feste. Avete presente la canzone”La Discoteca”? Ecco, uguale.. Se poi ci si aggiungono anche i mercatini di natale a prendere tempo allo studio è la fine.. Se si vuol vivere il vero natale non si può che venire in Germania. Mercatini in ogni piazza pieni di dolciumi, carne arrosto di ogni tipo, cianfrusaglie varie e bevande a volonta: tipico è il vino caldo che a me proprio non va giù..

Per il resto saranno racconti a parte la Didattica universitaria, il Cibo, il Pfand e i viaggi: prossime tappe sono la Bauhaus, La Torre Einstein, Amsterdam e Legoland…. :)

A presto..

mercoledì 2 dicembre 2009

Sziasztok boràtok! Tra impegni, malattie, uscite, sbronze, litigi e lavatrici interminabili, qui si procede inevitabilmente e, inevitabilmente, puntuale come tutti gli anni, si presenta la dannata crisi d'inverno, sindrome di cui soffro da quando sono entrato all'Uni, almeno. In cosa consiste questa crisi d'inverno, in poche parole? In poche parole, non c'è voglia di fare niente (sarà il tempo, sarà il clima, saranno gli allineamenti astrali) e contemporaneamente non c'è tempo di portare a termine assolutamente niente di quello che si è iniziato. Risultati della sindrome? Scazzo pantagruleico, ore buttate nel cesso in chiacchiere di corridoio, poche, pochissime uscite serali, progetti in stasi o portati avanti con sufficienza. Si aspetta la scossa.

domenica 22 novembre 2009

postcards from Sarajevo

Ciao a tutti carissimi amici Erasmus! Come va? Spero bene a tutti. Innanzitutto veniamo un pò di ricapitolare gli ultimi eventi, dato che qui non si scrive più da un sacco di tempo. Per risparmiare tempo, andrò per punti.

#1. Facoltà: il progetto di composizione è stato inaspettatamente apprezzato, nonostante non sia di certo un gran lavoro; diciamo che dopotutto, considerando che si lavora in 2 o 3 per 6, non ci si può neanche lamentare più di tanto. In ogni caso non ci siamo scampati la nottata pre-presentazione, con tanto di vaneggi cosmici mattutini e pennicchella sul banco in aula.
Il tema del corso di disegno è cambiato da luce e composizione di solidi a teoria del colore e della superficie, con pratica su pittura, mentre si sta iniziando a fare i calcoli per fisica tecnica. Il corso di interior design invece sta per giungere al termine, dato che siamo prossimi alla revisione finale, e quindi penso proprio che dovremo darci una mossa; idem con patate per il corso di storia dell'arte.

#2. Capodanno: si inizia a programmare la gita fuori porta canonica del capodanno; dopo i vari paesi della cara Sardegna, che ci sono comunque piaciuti moltissimo, quest'anno alziamo il tiro e cerchiamo di andare ad Amsterdam, e speriamo non da soli : ).

#3. Vita ostellare: come bravi monaci trappisti viviamo e moriamo in ostello: infatti dato il fatto che la maggior parte di noi esce raramente dal dannato primo piano del Boszorkaniy, tra pomiciate varie, piatti lavati un pò alla buona eccetera eccetera, il posto si è trasformato in un dannato focolaio di influenza, mal di gola vari e polmoniti, dove ancora pochi resistono audacemente.

#4. Sarajevo: si è organizzata questa simpatica gita fuori porta alla volta della Bosnia Herzegovina, con destinazione Sarajevo. La truppa, composta per metà da ragazze polacche (Aleksandra, Alina & Marta) e per metà da noi italiani (Fabrizia, Enrico e il sottoscritto) sarebbe dovuta essere molto abbastanza più eterogenea e ampia, con due canadesi, un'americana e un'altro italiano, ma all'ultimo minuto è stata decimata da impegni di studio, polmonite, bronchite e influenza; in ogni caso, la compagnia, messasi in moto tra treni in ritardo, disagi ferroviari, clima bizzoso e taxisti indisponenti e cari, si è ritrovata a destinazione senza alcun problema rilevante, seppur con qualche ora di ritardo. Passata la prima notte in un ostello centrale, intraprendiamo il giro della città dopo il pranzo a base di cevapci (salsiccette fresche alla brace servite dentro del pane tipico con cipolla fresca e a richiesta con salsa di panna che mi sono rimaste nel cuore). Il tour cittadino è stato forse il più toccante che mi sia mai capitato di seguire: la guida, un ragazzo di 18 o poco più, ci ha accompagnato per le vie della città, parlandoci della guerra, delle colpi di mortaio, descrivendo le scene sentitamente, parlandoci delle persone, della resistenza e di quello che i cittadini sono stati costretti a subire e a fare per sopravvivere. La città ha veramente qualcosa di speciale già a primo sguardo; colpisce notare come effettivamente le varie religioni e culture convivano in quella che è chiamata la Gerusalemme d'Europa: moschee che fronteggiano chiese cattoliche, mentre sul retro una scuola islamica condivide la piazza con un ebraica davanti ad una chiesa ortodossa. La città porta ancora inevitabilmente i segni della guerra, con i buchi dei proiettili sui muri, edifici completamente sventrati e bruciati nel bel mezzo del centro cittadino, i segni delle schegge delle bombe ovunque e le celebri rose di Sarajevo, che non sono altro che i piccoli crateri lasciati dai mortai; intorno i campi sono pieni di cimiteri, le tombe sono dappertutto, nei giardini privati e in quelli delle moschee, nei parchi cittadini e intorno sulle colline, ancora da sminare. Il centro cittadino è diviso in due, la parte nuova, in stile "AustroUngarico" e la parte vecchia, più simile ad un villaggio orientale, con il bellissimo mercato coperto turco e lo spaccio dei tappeti persiani (alcuni veramente bellissimi sia alla vista che al tatto, prezzi da 15000€). Il giorno dopo ci siamo dati ancora una volta al centro cittadino, con ancora una visita alla moschea più grande e una alla più antica, con tanto di preghiera durante la quale ci è stato permesso di restare all'interno e di lezione sul Corano e lo stile di vita islamico. Reduci dal tentativo di conversione, abbiamo passato il resto della giornata ciondolando in giro tra le pasticcerie (veramente notevoli i dolci) e i locali da thè, di cui è veramente pieno, e continuando a girare per vedere un pò quelli che erano i monumenti della città (bellissima la biblioteca nazionale, oggi un rudere, costruita in stile eclettico-islamico, e con un'insolita pianta triangolare.

#5. Rientro: cosa dire sul rientro...sono stato cazziato dalla polizia alla dogana per la condizione imbarazzante della mia carta d'identità e poi mi sono pure ammalato. Niente di grave però! ;)

Alla prossima!